Nutrizione


“Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo”. Ippocrate di Kos

Nel ventaglio di possibilità che abbiamo per conservarci in buona salute il cibo occupa un posto fondamentale. Da oriente a occidente il primo modo per scegliere di star bene è costituito dall’adozione di un corretto comportamento alimentare. Quando il cibo ci sfugge di mano perdiamo il controllo anche della nostra salute. E purtroppo non è soltanto l’ago della bilancia a salire! In virtù del potere epigenetico del cibo, nel nostro corpo si innescano trasformazioni profonde che influenzano in maniera rilevante la nostra qualità di vita.

Imparare a sfruttare i vantaggi curativi del cibo significa poter disporre di una farmacia naturale sempre a portata di mano, che non ha effetti collaterali aggiunti, la quale, coniugandosi con il gusto, conferisce letteralmente ‘sapore’ all’esistenza.

ALIMENTAZIONE ED EMOZIONI

Lo stress ci fa mangiare in modalità quasi automatica. Quando siamo tristi ci consoliamo con qualcosa di dolce e poche cose ci rinfrancano come una bella cena a base di carboidrati dopo una lunga giornata di lavoro. Se siamo arrabbiati ci capita di aggredire il cibo divorandolo letteralmente. Tutte le volte che ci sentiamo investiti da emozioni troppo forti da sopportare ecco che il buon cibo ci viene in soccorso.

Ciò accade perché, effettivamente, il nostro cervello sotto la stimolazione dei nutrienti assunti reagisce producendo, a sua volta, sostanze che ci rendono in poco tempo più ‘felici’. Almeno fino a quando guardandoci allo specchio non ci riconosciamo più o qualche esame del sangue comincia ad alterarsi. Potrebbe, a questo punto, innescarsi un senso di colpa che spinge a correre ai ripari. E allora si mettono in atto restrizioni caloriche inappropriate che rigettano in cantina l’umore e non durano mai il tempo necessario a consolidare una perdita di peso, poiché lo sconforto riapre la porta all’effetto consolatorio del cibo.

Un intervento nutrizionale non può sottovalutare il ruolo delle emozioni nel complesso dinamismo tra l’uomo e il cibo. Per questo anche il rapporto che si instaura con il nutrizionista è una relazione di aiuto. Parliamo di un professionista che non è soltanto un esperto di nutrienti e processi biologici, ma è quella persona cui noi permetteremo di accedere a tasti sensibili della nostra esistenza perché gli squilibri nella nutrizione mascherano delle disarmonie che possono essere connesse al nostro modo di regolare le emozioni e di vivere le relazioni.

ALIMENTAZIONI E RELAZIONI SOCIALI

Fin da quando siamo molto piccoli impariamo a capire che il cibo è assai più di quello che mettiamo nello stomaco. Quando il neonato piange cercando il seno della madre non chiede solo di poter sopravvivere, infatti, nello stesso tempo, sta reclamando sicurezza, calore e affetto. A questo proposito è stato effettuato un esperimento, ormai noto, che sottolinea quanto il cibo sia simbolicamente pieno di significati multipli: un cucciolo di scimmia fu posto di fronte a due madri-fantoccio. La prima costruita con del materiale metallico, dura e fredda, aveva installato un biberon con il latte, la seconda, rivestita di pelliccia non erogava cibo. Ebbene, il cucciolo, dopo essersi nutrito presso il fantoccio metallico, correva immediatamente a rifugiarsi dal manichino più morbido e caldo. Con il tempo impariamo anche noi uomini ad associare il calore e l’amore con l’atto del nutrirsi.

Il cibo è calore ed è, in particolare, quel calore che cerchiamo nelle nostre relazioni sociali. Il cibo è famiglia, amicizia, condivisione. L’aspetto sociale è troppo importante per non essere considerato in un programma nutrizionale. Attraverso il cibo si festeggiano le ricorrenze da calendario, le promozioni, i nuovi rapporti come fidanzamenti, matrimoni, nascite. Scandisce il nostro ritmo di vita e regola i nostri affetti. Ma può farlo bene o può farlo male. È in questa perdita di controllo che il nutrizionista si inserisce come figura guida per riprendere la rotta, senza mai negare al nutrimento quel valore straordinario che acquista nei rapporti umani.

CIBO E TRADIZIONI. METTIAMO LA CULTURA SULLA BILANCIA!

Viviamo in un Paese in cui la cucina è più di una tradizione. È quasi un culto dotato di una dimensione sacra. Tale sacralità deriva dal modo in cui ogni famiglia declina il cibo secondo la sua storia, la sua provenienza geografica, la società in cui si trova. Il nostro modo di nutrirci racconta chi siamo, ma anche chi sono stati i nostri predecessori e tutto questo ha un peso non soltanto astratto, perché lo possiamo quantificare sulla bilancia.

Per di più, oggi, dobbiamo fare i conti con la globalizzazione e con la società multietnica. Dunque, è necessario confrontarsi con una dinamica di integrazione, da affrontarsi con una visione sistemica. Il filone della nutrizione è un sistema sempre aperto, accogliente e per questo deve necessariamente essere integrato. Ciò nonostante, come conciliare tutto ciò con il nostro metabolismo, calibrato su una cucina tradizionale? Come inserire il cibo da strada o gli influssi delle differenti cucine del mondo? E nello stesso tempo, come allontanare il cibo spazzatura?

Oggi più che mai è importante imparare ad orientarsi in questa affascinante giungla culinaria, dove lo spazio per la fantasia non deve sottrarre benessere e salute, al contrario, gli alimenti nuovi, esotici o meno, devono diventare opportunità preziose per sfruttare il potere curativo del cibo.

IL CIBO E LA MENTE: PREVENZIONE DEI DCA

Quando gli eccessi alimentari scavalcano il confine della tolleranza per accedere al territorio della patologia, emergono i disturbi del comportamento alimentare, (DCA). Prima di giungere a questo punto, in cui il cibo ha perso ormai il suo valore positivo trasformandosi in uno strumento di malattia estremamente aggressivo, è possibile prevenire tali esordi.

Un sostegno nutrizionale mirato a cogliere le dinamiche personali del rapporto con il cibo, affiancato da una cura degli aspetti psicologici, possono costituire un strategia integrata efficace affinché il benessere mentale possa essere preservato e il comportamento alimentare non subisca trasformazioni pericolose.

CIBO E SECONDO CERVELLO: IL MICROBIOTA INTESTINALE, PERCHÉ DOBBIAMO PRENDERCENE CURA

L’unità mente-corpo ha la stupefacente capacità di convivere pacificamente con diverse popolazioni viventi e non soltanto al suo esterno, ma anche internamente. Lo fa principalmente, attraverso l’intenso rapporto bidirezionale tra primo e secondo cervello, il nostro intestino. Parliamo, nello specifico, del microbiota intestinale, costituito da colonie microbiche le quali, per numero, competono con la mole delle cellule che compongono l’intero organismo!

Per avere un’idea, pensiamo che fino al 50% del volume del colon è composto da microbi anaerobi (capaci di sopravvivere in assenza di ossigeno). Tra questi alcuni gruppi possono sono potenzialmente patogeni, ma sono tenuti sotto controllo dal sistema immunitario. Inoltre il sistema immunitario è costantemente stimolato dall’insieme di questi gruppi microbici, patogeni e non.

Ovviamente il microbiota è estremamente sensibile alla dieta che seguiamo, così come ai farmaci che assumiamo o allo stress, nonché alle contaminazioni batteriche ambientali, tutti eventi che, in connessione tra loro, alterano l’equilibrio microbico favorendo i ceppi patogeni. Un attenzione particolare all’integrazione di probiotici nell’alimentazione quotidiana, sia, in maniera diretta, attraverso il cibo, sia tramite l’uso mirato di probiotici specifici, è estremamente utile per incoraggiare lo sviluppo ed il ripristino della flora batterica ‘buona’, tutto ciò a vantaggio del benessere totale, incluso un efficace controllo del peso corporeo. Per questo è essenziale prendersi cura del secondo cervello attraverso il cibo, assumendo correttamente i nutrienti.

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